Il viaggio
Sono arrivato in Italia come i miei genitori quando avevo 8 anni, a scuola
all’inizio non parlavo con nessuno perché non sapevo la lingua e certe volte mi
prendevano in giro, ma io non ci facevo caso, piano piano l’ho imparata. Ho
trovato un amico che mi ha accettato per come ero, già, perché c'erano persone che si arrabbiavano con me per
il semplice fatto che io ero di un altro colore. All’inizio mi preoccupavo
perché pensavo che c’era qualcosa che non andava nella mia pelle ma, dopo, ho
capito che erano solo parole con una missione offendente. Eravamo inseparabili
però la mamma del mio amico era razzista, non diceva di esserlo ma si capiva
dai suoi gesti: quando iniziavamo a giocare, trovava delle scuse per
allontanarci. La scena che non scorderò mai fu alla mostra di fine anno:
dovevamo fare dei disegni che avessero un significato particolare per noi,
bene, vinse quello in cui c’era disegnato il mare e dei bambini di colore
dentro. La signora si alzò infastidita e andò dalla maestra a chiedere
spiegazioni, era convinta infatti, che il disegno era mio e mi avessero fatto
vincere perché immigrato. La maestra, lasciandola senza parole, le spiegò che
il disegno era del figlio per omaggiare tutti colori che nel mare avevano perso
la vita.
LA STORIA DI AAMIR
Aamir è un bambino che vive in Libia, insieme alla sua
famiglia e la nonna. Un giorno mentre erano al mercato, ci fu un bombardamento,
dove persero la vita i suoi genitori. Da quel momento Aamir continuerà la sua
vita insieme alla nonna, fin quando non furono costretti ad emigrare in Italia
a cercare una vita migliore. Arrivati in Italia, finalmente riescono a trovare
la desiderata felicità, fin quando Aamir cresce e trova un lavoro come giardiniere
in una famiglia nobile. Qui conosce una bellissima ragazza di nome Ginevra,
unica figlia del suo capo. Il capo è una persona cattiva e prepotente che aveva
già promesso sua figlia ad un altro ragazzo nobile, ma Ginevra si era
innamorata di Aamir e non si voleva sposare con questo ragazzo. Quando venne a
conoscenza dell’amore fra i due gioni, Aamir venne licenziato, per non vedere
più Ginevra, e discriminato per la sua storia. Ginevra si ribella al padre e
scappa insieme ad Aamir e a sua nonna in un altro paese, dove si sposano e
hanno 3 bellissimi figli, una femmina e due maschi, di nome David, Michael e
Ariel.
“Un immigrato è qualcuno che non ha perso niente, perché li
dove viveva non aveva niente. La sua motivazione è sopravvivere.” Jean
Claude Izzo
La traversata
In Calabria ľ emigrazione è
un problema che esiste da anni per le difficoltà economiche che ci sono.
La storia che sto per raccontare è tratta dai racconti della mia famiglia, ed è
una storia vera. La sorella di mio nonno infatti, negli anni cinquanta è dovuta
andare in Australia. In precedenza era partito in nave il marito, avrebbe
trovato lavoro e poi avrebbe raggiunto la famiglia appena si fosse
sistemato. Lei è partita con la figlia che aveva nove anni,
entrambe nel viaggio si sono sentite malissimo infatti arrivate hanno
comunicato che non avrebbero preso mai più una nave. Arrivate lì si accorsero
quanto fosse difficile ambientarsi perché, oltre agli amici e colleghi del
marito non conoscevano nessuno, non sapevano nemmeno la lingua e ancora
peggio la figlia, essendo piccola, non riusciva bene a capire il perché di
questo trasferimento. Per di più scuola le era difficile integrarsi
pienamente poiché non conosceva nessuno e le mancavano i parenti e
gli amici calabresi. Oltre alle lettere non comunicavano tanto
perché non c'erano tutte le attrezzature di oggi, però gli bastava
sapere come stavano, quello era ľ importante. A distanza di anni la mia
prozia ricorda ancora la sofferenza di lasciare la patria, non fu per niente
semplice. Oggi a novantaquattro anni, ricorda ancora la lingua italiana, anche
se un po' si confonde con ľ inglese, ma spesso e volentieri manda
degli audio per parlare con il fratello, nonché mi nonno.
Serena Fragomeni
Serena Fragomeni
IL SOGNO
Questa è la
storia di Dalmar e Kito, due ragazzi diciannovenni nati in Africa che si
conoscevano da quando erano piccoli. Entrambi avevano conseguito gli studi, per
quanto gli era stato possibile. In particolare Kito aveva dimostrato ottime
capacità soprattutto nel campo della matematica. Un giorno, mentre stavano
cenando, arrivò una lettera rivolta ai due, che non esitarono ad aprire. Nel
silenzio più assoluto, Dalmar interruppe quell’attimo di agitazione riferendo il
contenuto della lettera. Gli veniva comunicato dallo Stato, l’obbligo di
arruolamento nell’esercito per difendere la loro patria in vista dell’imminente
scoppio della guerra. Si trovavano, infatti, in Nigeria, Stato in cui si
registra un alto numero di vittime a causa delle guerre. I
due furono colti alla sprovvista, tanto che quella notte nessuno dei due riuscì
a dormire. Presi dalla paura, ragionarono su come evitare la situazione.
L’unica soluzione possibile era quella più rischiosa, quella di scappare e
crearsi un futuro altrove. Mettendo tutti i risparmi da parte, in poco più di
una settimana riuscirono a raccogliere la somma necessaria per il viaggio. In
tutto questo, i loro genitori erano piuttosto dispiaciuti, perché sapevano i
rischi che avrebbero corso i ragazzi, ed erano sicuri che, anche se ce
l’avessero fatta, non li avrebbero più rivisti. Arrivò il fatidico giorno del
viaggio, entrambi partirono con l’essenziale: pochi spiccioli dati dalla mamma
e le loro pagelle cucite sulle camicie, come unico documento posseduto. La
traversata si rivelò più difficile del previsto, specialmente quando si scatenò
una terribile tempesta a metà del viaggio. Purtroppo da questa tempesta non
uscirono tutti vivi; infatti, tra quest’ultimi c’era Kito… Dalmar era distrutto.
Appena arrivato in Italia, dopo la lunga serie di controlli, Dalmar si diede da
fare per condurre una vita dignitosa. Passarono diversi anni e la situazione di
Dalmar era totalmente cambiata, in meglio: aveva un lavoro soddisfacente, una
casa e una famiglia. Inoltre, per onorare il suo grande amico perso durante il
viaggio, decise di conseguire una laurea in matematica. Oggi, Dalmar è felice e
viene trattato dai suoi vicini come ogni persona merita di essere trattata.
Alessandro Troiolo
STORIA DI UN
IMMIGRATO
Ieri ho
conosciuto Mahmood un ragazzo venuto dall’Africa l’anno scorso con un barcone
insieme ad altre centocinquanta persone. Mi ha detto che per venire c’è voluto
tanto tempo perché è partito dal suo paese e ha dovuto attraversare il deserto
chiamato”LA STRADA VERSO L’INFERNO”.Mi ha raccontato di essere stato picchiato,
di essere stato lasciato senza acqua, senza cibo, e di aver visto morire due
suoi compagni di viaggio. Sono rimasta sconvolta per le cose che mi ha raccontato,
poi gli ho chiesto cosa ha fatto quando è arrivato qui, lui mi ha detto che ha
incontrato delle persone che potevano aiutarlo a trovare un lavoro ma molte
persone non lo volevano aiutare. Infine ha trovato lavoro da un contadino: lo
aiuta ad accudire il bestiame, a raccogliere la frutta stagionale e a coltivare la terra. Lui
parla bene del contadino che lo ha aiutato perché lo tratta come fosse figlio, ma
quando la sera va ha dormire gli viene in mente tutto quello che ha passato e
non vorrebbe mai più tornare nel suo paese.
Ilaria C.AJUB E LUIGI
C’era un bambino siriano di nome Ajub, che fece amicizia con Luigi, un bambino Italiano.
I ragazzi si conobbero a scuola perché erano compagni di banco e soprattutto perché
Luigi difendeva Ajub dai compagni che lo prendevano in giro per la sua
nazionalità. Un giorno, nell’ora di educazione
fisica, il professore fece giocare tutti i bambini tranne Ajub, cosi Luigi
preferì non giocare e stare con Ajub.
Da quella volta Ajub e Luigi diventarono migliori
amici e insegnarono a tutti che il razzismo è una cosa che esiste e che si può
fare amicizia anche con persone che vengono da parti diverse del mondo.
Il sogno
Questa é la storia di una famiglia somala:
il padre si chiama Damien, la madre Adele, il figlio Daniele e la figlia
Jasmine. Vivevano in Somalia appunto, quando decisero di partire dal loro paese
per andare dal cugino in Italia in cerca di una vita migliore. Il viaggio con i
barconi era molto costoso e la famiglia non aveva la possibilità economica,
allora il padre dovette vendere tutto quello che aveva in Somalia. Anche per la
madre era difficile perché aveva paura per i suoi bambini che erano spaventati
dal viaggio e non sapeva cosa dargli da mangiare. Ma la situazione in Somalia
era talmente difficile che decisero di partire lo stesso. Durante il viaggio,
nel deserto sono stati attaccati dai briganti che volevano derubarli delle
poche cose che avevano, il padre riuscì a salvarli perché aveva una pistola e
sparando in aria li fece scappare. Finalmente riuscirono a prendere il mare su
un barcone. La notte nel mare era molto fredda, c'era la tempesta e non
sapevano come coprirsi, si strinsero forte tra di loro, diventarono un’unica
persona e sognarono di essere in salvo . Finalmente si avvicinarono alle coste
italiane ma, i “padroni” del barcone li picchiarono e li buttarono in mare.
Sembrava fosse la fine quando furono salvati dalla guardia costiera italiana.
Sbarcati in Italia sono stati rinchiusi in una casa per gli immigrati fino a
quando il cugino trovò un lavoro al padre e li fecero uscire da quella casa. Il
padre inizió a lavorare e da quel momento si trovarono bene in questo nuovo
Paese. Il viaggio per loro è stato faticoso e molto pericoloso però ce l'hanno
fatta a resistere nonostante tutto quello che gli era successo, finalmente
avevano un futuro.
Valentina Sansalone
Tutte le storie sono molto tristi,anche se è vero tutto questo c'è nelle storie perchè si parla anche in televisione di tutto ciò:razzismo,abbandono della propria terra,di tanti che hanno trovato una vita migliore,che non ce l'hanno fatta...A proposito non so se i miei compagni lo sanno,nel cimitero del nostro paese ci sono due tombe dove riposano due persone morte in mare durante il viaggio.Non si sanno neanche i loro nomi ci sono solo dei numeri. Che tristezza....
RispondiEliminaIlaria C. 2G