ASPETTANDO HOPE
C’era una
volta un re e una regina che avevano due figli maschi,ma volevano anche una
figlia femmina e avevano molta “SPERANZA” che prima o poi sarebbe arrivata.
Avevano fatto una promessa: se nasceva la chiamavano HOPE, cioè speranza.
Ebbero altri due figli maschi e avevano perso la fiducia nell’arrivo di una
femmina. Allora consultarono Mago Merlino per sapere se il loro desiderio si
sarebbe mai avverato. Il mago gli disse che non dovevano essere tristi ma
continuare a sperare e che la bambina sarebbe arrivata quando la luna piena
sarebbe stata tanto grande da sembrare di poterla toccare con le mani. I due
sovrani decisero che non avrebbero più avuto figli perché gli anni passavano.
La regina disse al re:”Ormai cominciamo ad essere vecchi e abbiamo quattro
figli che saranno i nostri successori.” Il re ascoltò le parole della moglie ma
dentro di se non perse la speranza. Passarono alcuni anni e i due sovrani non
pensarono più alla bambina, ma la regina scoprì di aspettare un bambino. Una
notte di luna piena la luna era enorme e la regina partorì una bellissima
bambina, il re era quasi impazzito dalla gioia; la chiamarono HOPE e la loro
vita fu piena d’amore e di gioia con tutti i loro cinque figli.
LA SPERANZA NON DEVE MORIRE MAI DOBBIAMO TENERLA SEMPRE VIVA NEL NOSTRO CUORE.
Ilaria C.
Il barbone
C’era una volta un uomo di nome Arturo che non faceva niente
perché restava sempre con la speranza che le cose gli erano dovute. Un giorno
purtroppo gli morirono i genitori, che si prendevano ancora cura di lui
nonostante avesse 30 anni. Erano una famiglia di contadini quindi, non gli
avevano lasciato molti soldi, ma lui invece di cercare un lavoro per andare
avanti restò sul divano a non fare niente, non pagava neanche le bollette.
Arrivò pure il giorno che lo sfrattarono di casa, e si ritrovò in una strada a
fare il barbone. Per procurarsi da mangiare andava dagli altri barboni e gli
rubava il cibo, fino al giorno in cui uno se ne accorse: Arturo impaurito che
il barbone gli potesse fare qualcosa incominciò a correre ma il barbone lo
seguì, e Arturo, preso dalla paura, attraversò la strada senza guardare e una
macchina lo investì. Svenne e venne portato all’ ospedale, ma, dopo due giorni
di coma si svegliò e raccontò che in quei giorni Gesù l’aveva incaricato di
aiutare i barboni come lui. Allora da quel giorno cambiò atteggiamento: adesso
aveva il desiderio di trovarsi un lavoro, ma da solo non ci riuscì. Non si
arrese e si inventò uno nuovo: creò un’azienda che produceva vestiti, non aveva
operai e per aiutare i barboni gli offrì un lavoro, loro accettarono e
l’azienda fece così tanti soldi da poter regalare vestiti a tutti i barboni
della città e oltre. Si trovo una ragazza e si sposò così si creò una famiglia:
aveva capito il vero significato di speranza.
Sperare non significa credere e portare avanti ciò che sta a
cuore.
Tafaria Alessio
IL DISCORSO SULLA SPERANZA
Teresa e
Fatima sono due anziane donne di 90 anni, entrambe vedove e con figli ormai
cresciuti. Le due si conoscono da quando erano piccole, ricordano gli interi
pomeriggi passati a giocare nei campi, o l’aria che si respirava durante la
seconda guerra mondiale. Ancora oggi le cose non sono cambiate, infatti si
vedono quasi tutti i giorni, passano molto tempo insieme guardando la TV e
cucinando qualcosa. Era un pomeriggio come tanti altri, Fatima aveva accompagnato
Teresa dalla sua dottoressa per una visita perché da giorni accusava un forte
mal di testa. La dottoressa diagnosticò quello che meno si aspettavano: Teresa
soffriva di Alzheimer... le cadde il mondo addosso perché non avrebbe più
potuto passare giornate a ricordare il passato e chissà, se si sarebbe
ricordata della sua amica Fatima... Da quel giorno il loro rapporto si
intensificò nonostante in poco tempo, Teresa iniziò a dare i primi segni di
cedimento. Passavano gli anni, e ogni giorno trascorso per Teresa era un
traguardo, date le sue condizioni. Fatima, in tutto questo ebbe un ruolo
fondamentale perché cercava, attraverso foto o ricordi, di mantenere attiva la
sua memoria. Per il giorno del suo centenario, dopo un secolo vissuto tra
incertezze, felicità, famiglia e in alcuni momenti anche fame, i figli, che
abitavano lontano da lei, le organizzarono una festa, a cui partecipò
ovviamente anche Fatima. Presi dall’allegria, Fatima colse l’attimo per
ripercorrere davanti ai figli, molte cose che loro non potevano chiaramente
conoscere e che anche Teresa aveva dimenticato. Concluse con un discorso molto
toccante, pensando al giorno in cui vennero a conoscenza della grave malattia, raccontando
della speranza che ebbe in un primo momento Fatima, ma che poi riuscì a
trasmettere a Teresa, e che senza di essa, probabilmente non sarebbe riuscita a
spegnere le fatidiche cento candeline. Da questa storia si può capire come, in
molti casi, la speranza può aiutare ad andare avanti nonostante tutto.
IL SOGNO DI SOFIA
Cos’è la speranza? Quando si è bambini, si sperano sempre
cose senza senso, come diventare supereroi, fate, principesse oppure, una
grande ballerina: come il sogno che Sofia fin da bambina aveva. Sofia era una
ballerina di raro talento, frequentava l'ultimo anno di liceo, proveniva da una
famiglia povera e la danza era la sua unica occasione per riscattarsi. Lei
sapeva cosa significava vivere una vita difficile. Dopo tanti tentativi, riuscì
ad entrare nell’accademia di danza più famosa al mondo. Sofia era una delle
ballerine migliori della classe, si allenava molto per lo spettacolo di fine
anno dove si stabiliva chi doveva diventare un professionista e chi doveva
abbandonare i propri sogni. Sofia aveva raggiunto davvero grandi risultati e
oltre al talento, a farsi notare era la sua grinta. Era molto brava sul
palcoscenico e dimostrò di essere veramente una grande professionista, mentre
danzava esprimeva tutto l’amore per la danza, l’energia per realizzare il suo
sogno e il desiderio di una vita migliore. A fine spettacolo, aspettava con
ansia il risultato dei professori, finché, finalmente non viene fatto il suo
nome durante la premiazione, arrivò anche la tanto la tanto attesa borsa di
studio.
Quando una persona spera e sogna vive veramente, perché la
vita va vissuta pienamente.
MARTINA
BARBIERO.
La Speranza
La mia è una
storia inventata ma che riprende ormai una realtà divenuta quotidiana e con un
finale che auguro a tutti. Oggi mia mamma si è sentita poco bene non riuscendo
a respirare, e abbiamo chiamato subito l'ambulanza per fare il test sul
coronavirus e… sfortunatamente è risultato positivo. Mia mamma ora è in terapia
intensiva e io sono a casa in quarantena obbligatoria, sto impazzendo ma spero
che andrà tutto bene.
È una settimana che mia mamma si trova in
quell'ospedale e mi hanno detto che sono poche le possibilità di vita, ma io ho
delle speranze.
I dottori mi
hanno detto che mia madre ha iniziato a respirare da sola e giorno dopo giorno
sta migliorando. Dopo tre settimane mia madre è guarita e io non ho mai perso
le speranze.
Si può ricominciare
Lucia, da quando aveva tre anni, ha dovuto
subire la separazione dei suoi genitori. Si ricorda ancora le litigate che
facevano, ma non capiva il perché litigassero per ogni cosa, ogni minuto.
Quando aveva nove anni la madre le spiegò che non amava più come prima il padre
ormai da tempo, ma che aveva fatto lo sforzo di rimanerci insieme,
solo per lei. Le aveva anche raccontato che le coppie se non volevano
stare più insieme potevano andare da un giudice e con il divorzio separarsi, Lucia
aveva capito il senso del discorso e si convinse che se loro erano davvero così
infelici forse era giusto che divorziassero. Dopo qualche mese il padre se ne
andò di casa, dopo l’ennesima litigata con la madre. Dopo averla vista
piangere ancora una volta Lucia, da quel giorno, decise di non lasciarla più
sola: dormiva con lei e la abbracciava per tutta la notte. Quando fece dieci
anni i suoi divorziarono e nel frattempo il padre aveva avuto un altro
figlio. Lucia soffrì molto perché non aveva il padre che si prendeva cura solo
di lei e la madre lavorava moltissimo perché doveva portare avanti la famiglia.
La bambina, ormai ragazza, ha dovuto conoscere la compagna e il figlio del
padre anche se non voleva, perché pensava che loro erano la causa del divorzio
anche se sapeva bene che i genitori litigavano da anni. Nel corso degli
anni lei sperava di riavere una famiglia come prima: aveva quella del padre, ma
la compagna non la voleva e ci soffriva perché vedeva pochissimo il papà. La
madre non riusciva a farsi una vita nuova. Quando Lucia compì quattordici anni
la madre trovò un compagno che era anche simpaticissimo e poi gli arrivò un
fratellino, certo non era suo padre biologico, però faceva stare bene la madre
e lei, quindi è riuscito a coprire il vuoto che aveva lasciato il padre e lei
ne era più che felice.
Serena Fragomeni
Testo sulla Speranza
Iniziò tutto nell'ottobre del 2010 quando
Arianna si accorse di avere un fastidio al seno. Dopo un po' di giorni, questo
fastidio aumentò sempre di più così decise di recarsi dal dottore. Dopo diversi
controlli scoprì di avere il tumore al seno. Quando lo scoprì si sentì mancare:
piangeva interrottamente perché anni fa aveva perso la madre a causa di questa
malattia. Arianna sapeva che cosa le aspettava e già credeva avrebbe fatto la
stessa fine di sua madre. Pian piano iniziò a fare una serie di cicli di radio
e chemio terapia che durarono per due lunghi e faticosi anni. Alla fine di
queste cure fece una nuova visita in cui scoprì di aver sconfitto il tumore e
di essere guarita. Dopo due anni di lotta le ritornò il sorriso e questo fece
di lei una donna molto forte e soprattutto una guerriera. Dopo quest'
avvenimento, Arianna iniziò una nuova vita godendosi tutto ciò che la rendeva
felice. Passati cinque anni, Arianna si svegliò con un forte dolore alla
pancia. All' inizio non si allarmò perché pensava fosse un virus intestinale
oppure qualcosa che le aveva fatto male. Dopo una settimana di attesa, dopo
aver effettuato le analisi, l'esito risultò positivo. Non si sarebbe aspettata
una notizia del genere e questo la incoraggiò a riaffrontarlo con più forza e
coraggio. Dopo una settimana riinizió la chemio anche se i dottori le avevano
detto di non potercela fare ma lei decise di continuare lo stesso. Passato un
anno, continuó a fare cure sempre più forti quando ottenne la bellissima
notizia di averlo sconfitto definitivamente. Questo la aiutó in tutto. È stata
davvero una donna molto forte. Durante tutto questo tempo, ha avuto molta
speranza in sé per sconfiggere questo male.
Benedetta Trichilo
La "SPERANZA" è quella cosa astratta che ci fa sopravvivere,che ci fa essere ogni giorno più forti specialmente in questo periodo.
RispondiEliminaIlaria C. 2G