sabato 21 marzo 2020

Quarta giornata: testi sulla speranza

...E non potevamo che concludere con un termine che in questo momento accompagna le nostre vite e a cui dobbiamo aggrapparci con fermezza...la Speranza e concludiamo dicendo che andrà tutto bene!


ASPETTANDO  HOPE
C’era una volta un re e una regina che avevano due figli maschi,ma volevano anche una figlia femmina e avevano molta “SPERANZA” che prima o poi sarebbe arrivata. Avevano fatto una promessa: se nasceva la chiamavano HOPE, cioè speranza. Ebbero altri due figli maschi e avevano perso la fiducia nell’arrivo di una femmina. Allora consultarono Mago Merlino per sapere se il loro desiderio si sarebbe mai avverato. Il mago gli disse che non dovevano essere tristi ma continuare a sperare e che la bambina sarebbe arrivata quando la luna piena sarebbe stata tanto grande da sembrare di poterla toccare con le mani. I due sovrani decisero che non avrebbero più avuto figli perché gli anni passavano. La regina disse al re:”Ormai cominciamo ad essere vecchi e abbiamo quattro figli che saranno i nostri successori.” Il re ascoltò le parole della moglie ma dentro di se non perse la speranza. Passarono alcuni anni e i due sovrani non pensarono più alla bambina, ma la regina scoprì di aspettare un bambino. Una notte di luna piena la luna era enorme e la regina partorì una bellissima bambina, il re era quasi impazzito dalla gioia; la chiamarono HOPE e la loro vita fu piena d’amore e di gioia con tutti i loro cinque figli.
LA SPERANZA NON DEVE MORIRE MAI DOBBIAMO TENERLA SEMPRE  VIVA  NEL NOSTRO CUORE.
Ilaria C.

Il barbone

C’era una volta un uomo di nome Arturo che non faceva niente perché restava sempre con la speranza che le cose gli erano dovute. Un giorno purtroppo gli morirono i genitori, che si prendevano ancora cura di lui nonostante avesse 30 anni. Erano una famiglia di contadini quindi, non gli avevano lasciato molti soldi, ma lui invece di cercare un lavoro per andare avanti restò sul divano a non fare niente, non pagava neanche le bollette. Arrivò pure il giorno che lo sfrattarono di casa, e si ritrovò in una strada a fare il barbone. Per procurarsi da mangiare andava dagli altri barboni e gli rubava il cibo, fino al giorno in cui uno se ne accorse: Arturo impaurito che il barbone gli potesse fare qualcosa incominciò a correre ma il barbone lo seguì, e Arturo, preso dalla paura, attraversò la strada senza guardare e una macchina lo investì. Svenne e venne portato all’ ospedale, ma, dopo due giorni di coma si svegliò e raccontò che in quei giorni Gesù l’aveva incaricato di aiutare i barboni come lui. Allora da quel giorno cambiò atteggiamento: adesso aveva il desiderio di trovarsi un lavoro, ma da solo non ci riuscì. Non si arrese e si inventò uno nuovo: creò un’azienda che produceva vestiti, non aveva operai e per aiutare i barboni gli offrì un lavoro, loro accettarono e l’azienda fece così tanti soldi da poter regalare vestiti a tutti i barboni della città e oltre. Si trovo una ragazza e si sposò così si creò una famiglia: aveva capito il vero significato di speranza.
Sperare non significa credere e portare avanti ciò che sta a cuore.
Tafaria Alessio

IL DISCORSO SULLA SPERANZA
Teresa e Fatima sono due anziane donne di 90 anni, entrambe vedove e con figli ormai cresciuti. Le due si conoscono da quando erano piccole, ricordano gli interi pomeriggi passati a giocare nei campi, o l’aria che si respirava durante la seconda guerra mondiale. Ancora oggi le cose non sono cambiate, infatti si vedono quasi tutti i giorni, passano molto tempo insieme guardando la TV e cucinando qualcosa. Era un pomeriggio come tanti altri, Fatima aveva accompagnato Teresa dalla sua dottoressa per una visita perché da giorni accusava un forte mal di testa. La dottoressa diagnosticò quello che meno si aspettavano: Teresa soffriva di Alzheimer... le cadde il mondo addosso perché non avrebbe più potuto passare giornate a ricordare il passato e chissà, se si sarebbe ricordata della sua amica Fatima... Da quel giorno il loro rapporto si intensificò nonostante in poco tempo, Teresa iniziò a dare i primi segni di cedimento. Passavano gli anni, e ogni giorno trascorso per Teresa era un traguardo, date le sue condizioni. Fatima, in tutto questo ebbe un ruolo fondamentale perché cercava, attraverso foto o ricordi, di mantenere attiva la sua memoria. Per il giorno del suo centenario, dopo un secolo vissuto tra incertezze, felicità, famiglia e in alcuni momenti anche fame, i figli, che abitavano lontano da lei, le organizzarono una festa, a cui partecipò ovviamente anche Fatima. Presi dall’allegria, Fatima colse l’attimo per ripercorrere davanti ai figli, molte cose che loro non potevano chiaramente conoscere e che anche Teresa aveva dimenticato. Concluse con un discorso molto toccante, pensando al giorno in cui vennero a conoscenza della grave malattia, raccontando della speranza che ebbe in un primo momento Fatima, ma che poi riuscì a trasmettere a Teresa, e che senza di essa, probabilmente non sarebbe riuscita a spegnere le fatidiche cento candeline. Da questa storia si può capire come, in molti casi, la speranza può aiutare ad andare avanti nonostante tutto.
Alessandro Troiolo 

IL SOGNO DI SOFIA
Cos’è la speranza? Quando si è bambini, si sperano sempre cose senza senso, come diventare supereroi, fate, principesse oppure, una grande ballerina: come il sogno che Sofia fin da bambina aveva. Sofia era una ballerina di raro talento, frequentava l'ultimo anno di liceo, proveniva da una famiglia povera e la danza era la sua unica occasione per riscattarsi. Lei sapeva cosa significava vivere una vita difficile. Dopo tanti tentativi, riuscì ad entrare nell’accademia di danza più famosa al mondo. Sofia era una delle ballerine migliori della classe, si allenava molto per lo spettacolo di fine anno dove si stabiliva chi doveva diventare un professionista e chi doveva abbandonare i propri sogni. Sofia aveva raggiunto davvero grandi risultati e oltre al talento, a farsi notare era la sua grinta. Era molto brava sul palcoscenico e dimostrò di essere veramente una grande professionista, mentre danzava esprimeva tutto l’amore per la danza, l’energia per realizzare il suo sogno e il desiderio di una vita migliore. A fine spettacolo, aspettava con ansia il risultato dei professori, finché, finalmente non viene fatto il suo nome durante la premiazione, arrivò anche la tanto la tanto attesa borsa di studio.
Quando una persona spera e sogna vive veramente, perché la vita va vissuta pienamente.
MARTINA BARBIERO.


La Speranza
La mia è una storia inventata ma che riprende ormai una realtà divenuta quotidiana e con un finale che auguro a tutti. Oggi mia mamma si è sentita poco bene non riuscendo a respirare, e abbiamo chiamato subito l'ambulanza per fare il test sul coronavirus e… sfortunatamente è risultato positivo. Mia mamma ora è in terapia intensiva e io sono a casa in quarantena obbligatoria, sto impazzendo ma spero che andrà tutto bene.
È  una settimana che mia mamma si trova in quell'ospedale e mi hanno detto che sono poche le possibilità di vita, ma io ho delle speranze.
I dottori mi hanno detto che mia madre ha iniziato a respirare da sola e giorno dopo giorno sta migliorando. Dopo tre settimane mia madre è guarita e io non ho mai perso le speranze.
 Mariaimmacolata Gulluni

Si può ricominciare

Lucia, da quando aveva tre anni, ha dovuto subire la separazione dei suoi genitori. Si ricorda ancora le litigate che facevano, ma non capiva il perché litigassero per ogni cosa, ogni minuto. Quando aveva nove anni la madre le spiegò che non amava più come prima il padre ormai da tempo, ma che aveva fatto lo sforzo di rimanerci  insieme,  solo per lei. Le aveva anche raccontato che le coppie se non volevano  stare più insieme potevano andare da un giudice e con il divorzio separarsi, Lucia aveva capito il senso del discorso e si convinse che se loro erano davvero così infelici forse era giusto che divorziassero. Dopo qualche mese il padre se ne andò di casa, dopo l’ennesima litigata con la madre. Dopo averla vista piangere ancora una volta Lucia, da quel giorno, decise di non lasciarla più sola: dormiva con lei e la abbracciava per tutta la notte. Quando fece dieci anni i suoi divorziarono e nel frattempo il padre aveva avuto un altro figlio. Lucia soffrì molto perché non aveva il padre che si prendeva cura solo di lei e la madre lavorava moltissimo perché doveva portare avanti la famiglia. La bambina, ormai ragazza, ha dovuto conoscere la compagna e il figlio del padre anche se non voleva, perché pensava che loro erano la causa del divorzio anche se sapeva bene che i genitori litigavano da anni. Nel corso degli anni lei sperava di riavere una famiglia come prima: aveva quella del padre, ma la compagna non la voleva e ci soffriva perché vedeva pochissimo il papà. La madre non riusciva a farsi una vita nuova. Quando Lucia compì quattordici anni la madre trovò un compagno che era anche simpaticissimo e poi gli arrivò un fratellino, certo non era suo padre biologico, però faceva stare bene la madre e lei, quindi è riuscito a coprire il vuoto che aveva lasciato il padre e lei ne era più che felice. 
Serena Fragomeni

Testo sulla Speranza 
Iniziò tutto nell'ottobre del 2010 quando Arianna si accorse di avere un fastidio al seno. Dopo un po' di giorni, questo fastidio aumentò sempre di più così decise di recarsi dal dottore. Dopo diversi controlli scoprì di avere il tumore al seno. Quando lo scoprì si sentì mancare: piangeva interrottamente perché anni fa aveva perso la madre a causa di questa malattia. Arianna sapeva che cosa le aspettava e già credeva avrebbe fatto la stessa fine di sua madre. Pian piano iniziò a fare una serie di cicli di radio e chemio terapia che durarono per due lunghi e faticosi anni. Alla fine di queste cure fece una nuova visita in cui scoprì di aver sconfitto il tumore e di essere guarita. Dopo due anni di lotta le ritornò il sorriso e questo fece di lei una donna molto forte e soprattutto una guerriera. Dopo quest' avvenimento, Arianna iniziò una nuova vita godendosi tutto ciò che la rendeva felice. Passati cinque anni, Arianna si svegliò con un forte dolore alla pancia. All' inizio non si allarmò perché pensava fosse un virus intestinale oppure qualcosa che le aveva fatto male. Dopo una settimana di attesa, dopo aver effettuato le analisi, l'esito risultò positivo. Non si sarebbe aspettata una notizia del genere e questo la incoraggiò a riaffrontarlo con più forza e coraggio. Dopo una settimana riinizió la chemio anche se i dottori le avevano detto di non potercela fare ma lei decise di continuare lo stesso. Passato un anno, continuó a fare cure sempre più forti quando ottenne la bellissima notizia di averlo sconfitto definitivamente. Questo la aiutó in tutto. È stata davvero una donna molto forte. Durante tutto questo tempo, ha avuto molta speranza in sé per sconfiggere questo male. 
Benedetta Trichilo 

1 commento:

  1. La "SPERANZA" è quella cosa astratta che ci fa sopravvivere,che ci fa essere ogni giorno più forti specialmente in questo periodo.

    Ilaria C. 2G

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