Con un po' di ritardo...ma anche Boccaccio si è preso il suo tempo per realizzare la sua opera, e qui c'è da raccogliere e correggere tutta l'anima creativa dei ragazzi! dicevamo, ecco a voi la seconda giornata della prima settimana di didattica a distanza, buona lettura!
A scuola
A scuola c'era un ragazzo che tanti compagnii prendevano in giro,
picchiavano, derubavano e maltrattavano. Un giorno, esasperati, vanno i suoi
genitori a scuola parlano con i ragazzi e con gli insegnanti ed espongono la
situazione del figlio: l'insegnante non sapeva niente, e naturalmente quindi
rimproverò la classe. Ma all'uscita la situazione riprese. Il ragazzo che era
bullizzato si sentiva strano perché tutti i ragazzi erano contro di lui e
nessuno lo aiutava. Un giorno quando rientrò a casa raccontò ai genitori che a
scuola veniva trattato ancora male, i genitori si sentirono ancora male per
quello che il figlio gli stava raccontando, i bulli si sentivano felici perchè
per loro queste cose sono bellissime e divertenti.
Un giorno la mamma di questo ragazzo andò a scuola a parlare
direttamente con la professoressa e con gli altri ragazzi raccontando come
stava attraversando quel brutto periodo il figlio e mostrando a tutti come
fosse uguale a d ognuno di loro. Sarà stato il discorso commovente, sarà stato
vedere il compagno fortemente preoccupato, ma i ragazzi ragazzi da quel giorno
capirono che non dovevano prendere in
giro nessuno e da quel giorno il ragazzo non fu più bullizzato, ma non sempre
le cose vanno in questo modo.
Io penso che le persone sono tutte uguali e nessuno è diverso
dall'altro.
Salvatore Sansalone
ALFREDO IL
DIFENSORE
Nicola è un
ragazzo che è vittima di bullismo a scuola, tutti i compagni che conosce lo
prendono in giro per il suo aspetto fisico, lui vorrebbe essere un bambino
normale come tutti gli altri pero è nato con una sola gamba.
Un gruppetto
di ragazzini lo ha preso di mira, lo spingono, gli tirano schiaffi, gli mandano
biglietti con scritto “devi morire”.
Un giorno arriva
in classe un nuovo alunno, Alfredo, che è molto alto e robusto e la maestra lo
fa sedere nel banco accanto a Nicola.
Nell’
intervallo il gruppetto di ragazzi si avvicina a Nicola e lo comincia a
prendere in giro, cercano anche di convincere Alfredo ad unirsi a loro, solo
che Alfredo invece che seguirli prende subito le difese di Nicola minacciandoli
con la forza.
I ragazzi
guardano Alfredo impauriti e scappano via.
Nicola dice
ad Alfredo che è la prima volta che qualcuno lo difende da quel gruppetto di
bulli.
Alfredo
racconta a Nicola che suo fratello è stato anche vittima di bullismo a scuola,
e sa cosa si prova a subire tutti i giorni questo tipo di pressioni.
Maksim Stilo
Alice e la sua gentilezza
Questa è la storia di Alice, una ragazza
che oggi frequenta l'ultimo anno di liceo. Alice frequentava la prima media
quando la prof. le parlò di bullismo. Lei lo conosceva già, anche se non sapeva
come si chiamasse, perché alle elementari aveva sofferto di bullismo. Alcuni
dei suoi compagni la prendevano in giro e c'era pure un ragazzo che la
pizzicava: le dicevano che era brutta e altre cose cattive. Iniziando le scuole
medie non ha più sofferto tanto di bullismo perché se qualche prof li sentiva
li rimproverava, invece alle elementari le cose andavano diversamente: le
maestre se li sentivano, gli dicevano che non è bello prendere in giro le altre
persone se loro non vogliono essere presi in giro. Se la prendevano con lei
perché non si sapeva difendere tanto e quando le dicevano quelle cose lei si
sentiva strana perché non sapeva come reagire però, alla fine, ce l'ha fatta.
Negli anni della scuola media e del liceo il bullismo non lo aveva subito
perché alcuni dei suoi compagni delle elementari se ne erano andati in un'altra
scuola e in quegli anni è stata più tranquilla. Ancora però, se riflette su
quelle cose le si spezza il cuore perché pensa che con tanti ragazzi che
c'erano proprio con lei si dovevano mettere, lei che era debole. Ciò che più
conta però, è aver superato tutto oggi, è sapere che il bullo non si è colui
che si deve sentire superiore agli altri perché siamo tutti uguali e nessuno è
diverso dall'altro. Le persone più deboli oppure quelle che non stanno tanto
bene sono uguali a loro, nessuno è diverso! Semplicemente più gentili di
loro.
Valentina Sansalone
Camilla
Ai giorni d'oggi, il bullismo purtroppo è un fenomeno sempre più diffuso
tra gli adolescenti. Consiste nell'offendere, prendere in giro ma anche usare
violenza fisica contro una persona debole considerata 'vittima'. Questi
fenomeni di bullismo partono inizialmente da un bullo, una persona che si sente
molto più forte della vittima e scarica la sua rabbia e le sue frustrazioni
sulla persona che viene perseguitata.
Pochi giorni fa, sono andata in gita con la scuola. Ho conosciuto molte
persone, tra cui una ragazza di nome Camilla. Lei è una ragazza molto timida e
dall'aspetto robusto. Abita a Bologna ed è figlia unica. Sta sempre lontana da
tutti per paura di essere insultata. Appena ci siamo conosciute, abbiamo
discusso di molte cose: dal Paese di provenienza a cosa ci piace fare, e
perfino dei progetti futuri. Una sera, ritornati dalla gita, la invitai ad
uscire per andare a mangiare una pizza. Appena siamo uscite, siamo andate
direttamente al ristorante, abbiamo ordinato la pizza e ad un certo punto,
accanto al nostro tavolo, c'erano quattro ragazze dall'aspetto bizzarro che
iniziarono a ridere e indicare Camilla, ma noi non le davamo retta. Mangiata la
pizza, siamo uscite dal ristorante e siamo andate a fare una passeggiata. Dopo
cinque minuti, ci ritroviamo queste ragazze accanto. Una di queste ragazze mi
prende dalle braccia e mi allontana mentre le altre tre, iniziarono a spintonare,
a insultare e a minacciare Camilla obbligandola a dar loro i suoi soldi. Io
iniziai a dirle di smetterla ma non c'era verso allora mi misi a gridare così
tanto che qualche passante si accorse di quello che stava succedendo e chiamò i
carabinieri. Appena arrivarono, videro le condizioni di Camilla e chiesero che
cos'era successo. Le quattro ragazze iniziarono ad inventare scuse assurde, ma
i carabinieri si accorsero, dalle verifiche sulle ragazze, che erano già state
coinvolte in un avvenimento del genere. Misero loro le manette e le portarono
in caserma convocando i genitori. Dopo quest'avvenimento, Camilla non voleva
più uscire di casa e tanto meno non voleva più andare a scuola ma io cercai di starle
accanto e di consolarla facendole capire che purtroppo esistono queste persone
cattive e che deve essere molto forte perché la sua vita è più importante di
qualsiasi altra cosa al mondo.
Benedetta Trichilo
DA CHI MENO TE LO
ASPETTI…
Tutto iniziò quel primo giorno di
scuola… Quel giorno sia Rita che Luca iniziavano il primo anno di liceo ed
erano nella stessa classe. Rita, una ragazza un po' robusta, timida, riservata
e permalosa, dovette sedersi accanto a Luca, un ragazzo alto e con molta
autostima.
Rita capì subito che non sarebbe
stato un anno facile, dal momento che Luca, con arroganza,
aveva iniziato a fare battutine ironiche rivolte a tutta la classe, ma
soprattutto a lei. Rita veniva presa in giro per il suo aspetto fisico e per le
sue origini indiane.
Ogni giorno usciva da scuola con un
nodo in gola e le lacrime agli occhi: non si sentiva accettata, né tantomeno a
suo agio con i suoi nuovi compagni.
La situazione si complicò quando un
giorno, verso la metà dell’anno, dopo aver incassato continuamente tutte le
offese senza mai replicare, arrivò il colpo di grazia: davanti al ragazzo per
il quale Rita aveva un interesse, Luca la prese in giro nuovamente e riferì al
ragazzo i sentimenti di Rita.
Da quel giorno lei non fu più la
stessa: mangiava poco, non parlava con le amiche e si isolava sempre. Arrivò
perfino a pensare al peggio… infatti un giorno si recò addirittura alla stazione
dei treni decisa a farla finita; si sdraiò sui binari, ma quando udì un treno
avvicinarsi, ecco che a quel punto arrivò Luca, che la tirò su e la salvò. Fu
salvata proprio dalla persona dalla quale meno se lo aspettava. Dopo tutto
questo Luca si scusò perché per colpa sua avrebbe compiuto un gesto folle e
irreparabile.
Alessandro
Troiolo
Giraffina
C’era una volta una bambina nata molto piccola che non
mangiava mai, crescendo incomincio a mangiare ma non aumentava di peso. Un
giorno si rese conto che mangiava molto ma che invece di ingrassare allungava,
arrivò ben presto il giorno che dovette andare all’asilo dove la sua statura,
più alta della media dei suoi compagni, non era un problema per nessuno. Arrivò
però, anche il giorno che dovette andare a scuola e lì iniziò ad avere
problemi: i compagni si prendeva gioco di lei e della sua altezza fuori del
normale, come se essere alta doveva essere un problema! Fatto sta, che tutti i
giorni tornava a casa piangendo. La mamma la consolava sempre dicendole che la
prendevano in giro solo perché erano invidiosi della sua altezza e che da grande
sarebbe diventata una modella ammirata da tutti. Ma lei non si consolava, e
tornava tutti i giorni piangendo. Un giorno andarono oltre, con uno scherzo di
poco gusto: le scarabocchiarono tutto il borsellino e glielo riempirono d'
acqua così quando lo aprì si bagnò tutta. Tornò a casa come al solito
piangendo, ma stavolta la mamma, ormai stufa,
reagì chiamando il preside, il quale prese provvedimenti. La punizione
per i colpevoli fu molto dura e continuativa perché la lezione doveva rimanere:
diede di fare il doppio dei compiti assegnati per casa per tutto l’anno
scolastico, e prima delle vacanze estive
avrebbero dovuto fare una settimana in più di scuola.
Alessio Tafaria
LA STORIA DI
MARCO
Io sono
Marco, ho trentacinque anni. Quando andavo alle medie e avevo tredici anni, ero
il più basso di tutti e venivo preso in giro per la mia altezza. Mi chiamavano
in diversi modi: “nano”,”tappo”, oppure a volte mi rivolgevano delle frasi che
mi ferivano tanto. Mi ricordo che dopo un mese dall’inizio della scuola sono
arrivati nella mia scuola due ragazzi che venivano da un’altra città e da quel
momento sapevo che la mia vita sarebbe diventata peggio di prima. Infatti, uno
di loro mi prendeva sempre in giro mi spingeva al muro e mi diceva”Piccolino,ma
quando sarai grande sarai sempre basso?”e tante altre cose brutte, strano, ma
l’altro ragazzo non mi diceva niente. Erano fratelli. Quello che mi prendeva in
giro, continuava a dirmi tante cose tutti i giorni ma io non dicevo nulla
perché avevo paura di lui. Un giorno non andai a scuola, i miei genitori non
sapevano nulla di quello che succedeva lì e mi chiesero come mai non volevo
andarci e io rispondevo che non stavo tanto bene. Il giorno seguente la storia
si ripeteva: il bullo mi prendeva in giro e mi diceva:”come mai non sei venuto
a scuola ieri?Avevi paura di me?”io non rispondevo, come sempre. Un giorno però
suo fratello mi disse:”ma lo lasci pure stare!”mi difese e io non me lo sarei
mai aspettato. Da quel giorno in poi siamo diventati amici, venne pure a casa
mia per fare i compiti insieme e raccontammo tutto ai miei genitori.
Ora che sono
adulto ricordo quei momenti e mi sento felice perché sono diventato un uomo forte,
ho un bel lavoro e una bellissima famiglia.
Ilaria
Capogreco
Luca
C’era una
volta una famiglia che aveva un bambino di nome Luca affetto dalla sindrome di
down. Lui aveva difficoltà a scuola perché tutti lo prendevano in giro ma con
l’appoggio dei suoi genitori superò le sue difficoltà. Un giorno Luca era al
parco con i suoi genitori ma tutti i bambini giocavano senza di lui, ad un
tratto si avvicinò una bambina di nome Camilla e iniziarono a giocare; con il
tempo diventarono migliori amici e lei lo aiutava nei brutti momenti. La sua
passione era diventare pizzaiolo e con l’affetto dei genitori e di Camilla aprì
un corso per pizzaioli con difficoltà varie, ma in particolare il corso era
rivolto a chi fosse stato vittima di bullismo. Così facendo dimostrò a tutti
che una malattia non può ostacolare le proprie passioni e che il bullismo può
essere combattuto con l’amicizia e l’amore della famiglia.
Nicodemo Cherubino
In palestra
Il bullismo è un problema che riguarda quei ragazzi che
diventano vittime dei prepotenti loro coetanei, che non hanno rispetto verso
gli altri, che si approfittano del più debole contando sul proprio gruppo. I
bulli si divertono a tartassare gli altri, o a metterli in un angolo, perché
hanno un “difetto” fisico o perché non sono alla moda. Io ho assistito ad una
scena di bullismo che ora racconterò. Era un pomeriggio come gli altri ed ero
in palestra a fare i miei esercizi di correttiva. Quel giorno però ero in
un’altra stanza al piano di sopra, dove oltre a me c’erano un gruppo di ragazzi
e un’altra ragazza un po’ trasandata. Avevo staccato un attimo per andare in
bagno che si trovava al piano di sotto. Al mio ritorno quei ragazzi stavano
insultando quella povera ragazza, rinchiudendola in un angolino. Un ragazzo la
stava per picchiare, ma io gli ho afferrato la mano in tempo e gli ho detto di
andarsene altrimenti chiamavo mio padre che era poliziotto, anche se non era
vero. Non sono una ragazza coraggiosa ma, in quell’istante dovevo farlo, non
potevo far finta di nulla. Da quel giorno quella ragazza iniziò a fidarsi e a
confidarsi con me, ed è così che ora io e Anna siamo amiche.
Martina Barbiero
Le nostre storie sono bellissime,e nascondono tante nostre paure.
RispondiEliminaIlaria C. 2G